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È un’estate difficile quella del 2025 per i politici moldavi che hanno legami con il Cremlino. Il 9 luglio al sindaco di Chișinău Ion Ceban è stato vietato l’ingresso in Romania e nell’area Schengen per “ragioni di sicurezza nazionale”. Il 22 luglio, invece, Vladimir Plahotniuc è stato arrestato in Grecia mentre faceva scalo verso Dubai

Tbilisi-proteste
L’Interpol ad Atene ha annunciato che due cittadini moldavi sono stati arrestati. Uno di loro è l’oligarca latitante Vladimir Plahotniuc, il secondo è l’ex deputato democratico Constantin Țuțu. Viaggiavano con 17 passaporti falsi e 155.000 euro.
L’ex leader del Partito Democratico ha lasciato la Repubblica Moldova nell’estate del 2019, in concomitanza con il cambio di governo a Chișinău. Ha vissuto per un periodo negli Stati Uniti, poi in Turchia e infine, secondo informazioni non ufficiali, a Cipro del Nord.
Il 15 febbraio, la Procura Anticorruzione moldava ha annunciato che il mandato di cattura internazionale per l’oligarca latitante era stato approvato dall’Interpol. Le autorità moldave avevano cercato di inserirlo nella lista dei ricercati già nel 2020.
Plahotniuc era ricercato per tre processi penali in casi relativi al “furto del miliardo” del 2014. Oltre a frode e riciclaggio di denaro, è accusato di aver creato e guidato un’organizzazione criminale, attraverso la quale avrebbe beneficiato di 39,3 milioni di dollari e 3,5 milioni di euro rubati da Banca de Economii, Unibank e Banca Socială.
Nello schema erano coinvolti anche iIlan Șor e Veaceslav Platon. L’anno scorso, la procura moldava ha perquisito tre proprietà di Plahotniuc, tra cui uno chalet sulle Alpi in Francia e la sua villa in Svizzera, acquistata per circa 26 milioni di euro.
Anche la moglie di Plahotniuc, Oxana Childescu, è indagata nel caso del “furto del miliardo”. La procura moldava ha inviato una richiesta di assistenza legale internazionale alla Svizzera affinché possa essere informata delle accuse e interrogata.
Questo perché, secondo le informazioni in possesso della procura, Childescu risiede in Svizzera, dove si è risposata con Plahotniuc, dopo averne divorziato in Moldova. Anche l’ex deputato democratico Constantin Țuțu, arrestato insieme a Plahotniuc, è sotto processo in Moldova per arricchimento illecito e traffico di influenze. Si è dichiarato non colpevole.
In marzo è stato arrestato anche l’altro oligarca moldavo Veaceslav Platon, ma il 23 luglio la sua compagna Natalia Morari ha annunciato che la le autorità britanniche potrebbero scarcerarlo su pagamento di una cauzione da 330mila sterline.
Per il momento, Platon è ancora in carcere e le autorità moldave si stanno opponendo alla sua scarcerazione. Se entrambi gli oligarchi fossero estradati potrebbe essere la fine di un’era, quella di una Moldova fatta di uomini potenti e truffe di stato.
Uno degli ultimi oligarchi rimasti all’attivo è Ilan Șor, rifugiatosi in Russia e con un’agenda politica in linea con quella del Cremlino.
Ceban non può più viaggiare in Unione Europea
Giorni prima, invece, il sindaco della capitale ha ricevuto un’interdizione dal viaggiare in Romania. Nel comunicato stampa del 9 luglio del Ministero degli Affari Esteri rumeno si afferma che il divieto è stato applicato anche ad altri due cittadini della Repubblica Moldova. Secondo alcune fonti si tratta dell’ex primo ministro Vasile Tarlev e della giornalista e compagna di Platon, Natalia Morari.
Ceban ha definito la scelta un “errore politico” contro il quale farà ricorso. In un comunicato stampa, la Coalizione Alternativa, di cui fa parte anche il partito guidato da Ion Ceban, il Movimento Alternativo Nazionale (MAN), ha affermato che la decisione è stata presa su richiesta delle autorità moldave e che si stanno preparando “una serie di azioni repressive”, sia contro il sindaco che contro la coalizione.
Il Ministro degli Esteri di Bucarest, Oana Țoiu, ha confermato che la decisione, o “obbligo”, spettava alla Romania, non all’Unione Europea, ma non ha voluto fornire dettagli sui motivi del divieto imposto a Ceban, e nemmeno il governo di Chișinău ha rilasciato dichiarazioni ufficiali in merito.
A differenza di Ilan Șor e dei suoi alleati, Ion Ceban non figura in alcuna lista di sanzioni dell’UE, né è noto a Bruxelles come un importante agente russo in Repubblica Moldova. D’altra parte, la storia politica di Ceban è in sintonia con quella dell’ex Presidente Voronin e del suo Partito Comunista prima, e con quella di Igor Dodon e del suo Partito Socialista poi.
Quando Ceban si è dichiarato improvvisamente pro-europeo dopo l’invasione russa dell’Ucraina, sono stati pochi i commentatori moldavi a dargli credito.
L’annuncio del divieto d’ingresso per Ceban in Romania arriva poco dopo che, sempre mercoledì 9 luglio, gli ambasciatori degli Stati membri dell’UE hanno adottato la decisione di sanzionare diversi politici filorussi della Repubblica Moldova, leader dei partiti che formano la coalizione elettorale Vittoria, guidata dal latitante Ilan Șor. Tra questi ci sono Alexandr Nesterovschi, Irina Lozovan, Victoria Furtună e Alexei Lungi.
Sebbene le loro accuse di orchestrazioni e di interferenze della Romania e dell’Unione Europea siano decontestualizzate, resta vero che gli ingranaggi sembrano essersi messi in moto in vista delle elezioni politiche di settembre.
Forse sarebbe più opportuno chiedersi perché siano dovuti passare dieci anni alla giustizia per mettersi in moto, e perché l’Unione Europea abbia dato man forte alla Moldova solo dopo l’invasione dell’Ucraina.
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