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Verso le elezioni
Il Montenegro, colpito da una forte crisi economica, si avvia alle elezioni politiche del 29 marzo. Secondo i sondaggi sono nulle le possibilità che l’opposizione sconfigga la coalizione del premier Ðukanović, ormai alla guida del paese da 19 anni
Tutti i sondaggi sull’opinione pubblica mostrano che anche alle prossime elezioni del 29 marzo in Montenegro vincerà la coalizione del premier Milo Ðukanović. "Nella prossima convocazione del parlamento, su 81 deputati ne otterremo almeno 43". Il presidente del Partito democratico dei socialisti (DPS), Svetozar Marović, ha già pronosticato in modo trionfante l’esito del voto.
Nella coalizione di governo, che alle elezioni si presenta con lo slogan "Sigurno" (certo, sicuro, ndr), oltre al Partito socialdemocratico (PDS) di Ranko Krivokapić, fedele collaboratore dei socialisti di Ðukanović sin dal 1997, ci sono anche altri due partiti che uniscono i membri delle comunità delle minoranze nazionali in Montenegro: il Partito bosgnacco e l’Iniziativa civile croata.
Questi ultimi praticamente sono stati costretti ad entrare in coalizione con il DPS, perché il parlamento montenegrino non ha approvato la legge sui diritti delle minoranze nazionali, che avrebbe dovuto definire seggi garantiti costituzionalmente per rappresentanti delle minoranze.
Bosgnacchi, albanesi, musulmani e croati rappresentano un quinto dell’intera popolazione del Montenegro e in tutte le elezioni hanno sempre rappresentato il decisivo "ago della bilancia" a favore della coalizione al governo.
Dopo l’indipendenza del Montenegro, il sostegno alla compagine di governo è però calato notevolmente in quei luoghi dove le minoranze rappresentano la maggioranza della popolazione. Per questo il governo ha deciso di applicare anche in queste elezioni il vecchio sistema elettorale, dove anche nelle zone dove risiedono le minoranze Ðukanović è sempre riuscito a ottenere qualche seggio, preferendolo ai seggi garantiti ai partiti delle minoranze il cui appoggio è divenuto meno scontato.
Man mano che le dimensioni e le conseguenze della crisi economica e sociale, che sta macinando il Montenegro, diventano sempre più evidenti, ed emergono vari scandali che ogni giorno percuotono il paese, nell’ultimo mese il sostegno alla coalizione di governo è andato scemando. Svetozar Jovićević, docente all’Università del Montenegro, ritiene che proprio per questi motivi non sarebbero da escludere sorprese alle elezioni. "Molte cose negative si sono accumulate dentro il governo, e un giorno, prima o poi, questo verrà fuori", afferma il professore Jovićević.
Il paese sta sprofondando in una profonda recessione. Il bilancio è di un quarto inferiore al previsto, l’interesse degli investitori stranieri è praticamente esaurito, dalle banche è stato ritirato circa mezzo miliardo di euro di depositi, le paghe dei dipendenti dell’amministrazione statale sono in ritardo, e gli scioperi dei lavoratori sono sempre più numerosi.
Per attenuare tutti questi problemi, il governo del premier Ðukanović sta aspettando 220 milioni di crediti dal Fondo monetario internazionale, dalla Banca europea per gli investimenti e dalla banca tedesca "KfW" . E’ stato messo in vendita inoltre anche il "tesoro di famiglia": un quinto delle azioni della "Elektroprivreda" (Azienda elettrica). Sono state vendute anche obbligazioni statali per un valore di 30 milioni di euro.
"Ma, tutto questo è poco e insufficiente", sostiene il leader del partito di opposizione Partito popolare socialista (SNP), Srđan Milić, e sottolinea che in questo momento il Montenegro ha un buco di 1 miliardo di euro. Il presidente del "Movimento per i cambiamenti", Nebojša Medojević ha invitato l’Unione europea ad analizzare urgentemente l’approvazione del pacchetto di intervento agli aiuti finanziari per questo paese. "In una condizione di grandi perdite di posti di lavoro, di calo del prodotto interno lordo – nel caso chiudesse il Kombinat di alluminio di Podgorica e la Željezara (acciaieria) di Nikšić – e con il calo degli scambi commerciali, la crisi del settore edile e in particolare con una pessima stagione turistica, che ormai tutti si aspettano, la recessione potrebbe portare ad una diminuzione del Pil superiore al 10%. E in una recessione a due cifre sono certi anche dei disordini sociali".
I funzionari montenegrini hanno ammesso soltanto in sede Ue che le elezioni parlamentari anticipate sono state indette proprio a causa della crisi economica. "Abbiamo bisogno di un governo con piena legittimità che si concentri a combattere le conseguenze della crisi", ha dichiarato il 9 marzo a Bruxelles il premier Ðukanović.
L’Ue, invece, non proporrà ulteriori mezzi finanziari a favore dell’economia montenegrina rispetto a quanto è stato già programmato nel bilancio 2007-2013. "Ma, il fatto che il capo del governo montenegrino venga ricevuto nella sede dell’Ue da parte dei più alti funzionari e che in Montenegro si rechi il presidente di turno dell’Ue, il premier ceco Mirek Topolanek, a campagna elettorale in corso, è scandaloso", hanno fatto notare dall’Istituto internazionale "IFIMES" di Lubiana.
In modo particolare si sentono frustrati i rappresentanti dell’opposizione. "In questo modo ai cittadini del Montenegro viene mandato il messaggio che il governo attuale ha il sostegno da parte dell’Ue", ha dichiarato l’alto funzionario del SNP, Neven Gošović.
Anche il presidente del Centro democratico Goran Batrićević crede che si tratti di "una cosa sgradevole". "Da una parte l’Ue e l’intera comunità internazionale rimproverano al Montenegro la presenza di criminalità organizzata e corruzione, la mancanza di capacità amministrative e altro, e dall’altra parte li hanno sostenuti per tutti questi anni" afferma Batrićević, e aggiunge che è assurdo appoggiare un governo che dura da 19 anni, e contemporaneamente aspettarsi da esso che risolva quei problemi che sono la sostanza stessa di quel governo.
Gli analisti credono che l’Ue stia proteggendo Ðukanović prima di tutto per il suo contributo alla stabilità regionale e per l’intenzione del governo di Podgorica di fare del Montenegro un membro della Nato. Poi perché l’opposizione montenegrina non è ancora riuscita ad imporsi come un partner che Bruxelles desideri, essendo ancora vivi i ricordi della sua posizione nazionalista filo-serba.
La situazione inoltre è resa più complicata anche dal fatto che poco prima delle stesse elezioni si sono verificate scissioni in due dei tre partiti principali dell’opposizione da cui sono nati il "Movimento per i cambiamenti" e la "Nuova democrazia serba". Le loro possibilità di vincere le elezioni sono state ulteriormente ridotte dalla debolezza finanziaria con cui sono usciti dalle elezioni presidenziali dell’anno scorso e dalla rottura delle trattative sul presentarsi uniti alle elezioni.
"L’opposizione praticamente è ko. Per questo tutte le debolezze del partito di governo sembrano trascurabili", ha constatato il commentatore del settimanale indipendente di Podgorica "Monitor" Andrej Nikolaidis.
Questi sono i motivi per cui la campagna elettorale in Montenegro, dove partecipano 16 tra coalizioni e partiti, è meno dinamica di tutte quelle che si sono tenute finora. Il governo continua ad usare tutti gli strumenti statali per assicurarsi la vittoria. Il controllo sui media, la magistratura, la polizia e sul corso del denaro sono gli elementi principali sui quali il partito di Ðukanović basa i suoi trionfi elettorali.
In Montenegro inoltre il 60 percento degli occupati riceve lo stipendio dalla cassa statale. E siccome questa cassa è praticamente vuota, dalla coalizione di governo sempre più spesso si fa appello "all’unità nazionale" di tutti i partiti nella lotta contro le conseguenze della crisi. Perché, almeno nei prossimi tre anni, il potere in Montenegro non rappresenterà più soltanto un piacere, ma, prima di tutto, sforzi e sudori.