Le prospettive francesi per i Balcani

Per il semestre di presidenza Ue della Francia i Balcani non sono certo una priorità. Del resto non lo sono stati nemmeno negli ultimi anni, nonostante il tentativo francese di tornare ad influire nell’area, in particolare con le proprie aziende

14/01/2022, Marco Siragusa -

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Emmanuel Macron - @ Alexandros Michailidis/Shutterstock

Dal 1° gennaio la Francia ha assunto la presidenza semestrale del Consiglio dell’UE, ricevendo il testimone dalla Slovenia. Si tratta di un impegno importante che cade in un momento delicato sia per l’Europa che per il paese, alle prese con le elezioni presidenziali nella prossima primavera.

A differenza del ruolo costante e attivo esercitato dalla Germania dell’era Merkel, sostenitrice di una forte relazione con i Balcani Occidentali e favorevole al loro avvicinamento all’UE, il presidente francese Emmanuel Macron non sembra dare centralità all’area nel programma di presidenza, nonostante il rinnovato interesse mostrato negli ultimi anni per la regione.

Parigi è assolutamente interessata a esercitare un ruolo primario nei Balcani ma senza che questo porti all’adesione di nuovi membri nel breve periodo. Per Macron infatti, l’allargamento non è mai stata una priorità e questo sembra vero anche per i francesi: in una indagine del 2020 il 59% degli intervistati si dichiarò contrario all’adesione dei Balcani Occidentali.

In questo contesto il veto posto all’avvio delle negoziazioni con Albania e Macedonia del Nord nell’ottobre 2019 ha creato non pochi problemi alla politica di allargamento che neanche la nuova metodologia per procedere, voluta proprio da Macron, è riuscita a far superare.

Gli interessi politici

Negli ultimi due decenni, Parigi ha attuato un progressivo disimpegno nei Balcani lasciando l’iniziativa alla Germania, concretizzatasi con il lancio nel 2014 del cosiddetto Processo di Berlino cui la Francia ha aderito solo l’anno successivo.

Tuttavia, l’Eliseo può contare su ottimi rapporti con la Serbia, il principale paese della regione. Una vicinanza storica che risale addirittura alla Prima guerra mondiale quando i due paesi si trovarono alleati nella lotta contro i grandi imperi. Un’amicizia che ha subito poi un allentamento per via della partecipazione francese ai bombardamenti della NATO nel 2000, e il riconoscimento del Kosovo nel 2008.

Negli ultimi anni però, Parigi ha cominciato a guardare con sempre maggiore interesse alla regione. Nel 2016 ha spinto per l’istituzione dell’Ufficio per la cooperazione giovanile dei Balcani occidentali (RYCO), con sede a Tirana e incaricato di rafforzare i legami tra i giovani. Tre anni dopo, nel 2019, il governo francese ha elaborato una "Strategia nazionale per i Balcani occidentali". Il documento, fortemente centrato sui temi della sicurezza e della difesa, mette in cima alle priorità il rafforzamento degli interessi geoeconomici della Francia nella regione e la limitazione dell’influenza straniera e in particolare della Russia.

Per quanto riguarda lo sviluppo economico e sociale, la Strategia prevedeva l’intervento dell’Agenzia Francese per lo Sviluppo (AFD) il cui impegno nei Balcani occidentali è stato, dal 2019 ad oggi , di oltre 260 milioni di euro.

Gli interessi economici

Ed è proprio sul piano economico che Parigi ha deciso di giocare la sua partita. Come sottolineato anche da un rapporto  del senato transalpino, la presenza di imprese francesi nella regione balcanica resta “molto modesta” sia rispetto a quella di aziende tedesche, italiane e austriache.

Nel tentativo di recuperare il gap con i partner europei, negli ultimi anni importanti aziende francesi, sia pubbliche che private, hanno avviato corposi investimenti nei Balcani. Tra questi quello relativo all’ammodernamento e alla gestione dell’aeroporto di Belgrado, nel 2019 dato in concessione per 25 anni alla francese Vinci. Il progetto prevede la costruzione di nuovi terminal così da portare la capacità complessiva a 15 milioni di passeggeri annui e il miglioramento delle prestazioni ambientali, con la realizzazione di un parco fotovoltaico e di una centrale a gas naturale.

Ancora più significativo in termini politici l’accordo raggiunto tra il governo serbo e la città di Belgrado con la società cinese PowerChina e le francesi Alstom ed Egis Rail, per la costruzione di 42 chilometri di metropolitana nella capitale serba. Il progetto, dal costo complessivo di 4,5 miliardi di euro, prevede una partecipazione economica dell’Eliseo pari a circa 450 milioni di euro solo per la prima tratta.

In Montenegro, il Group ADP, in collaborazione con la turca TAV di cui possiede circa il 46% delle azioni, ha mostrato il proprio interesse alla concessione trentennale degli aeroporti di Podgorica e Tivat. La francese Akuo Energy ha invece presentato un progetto per la realizzazione di un parco fotovoltaico dal costo di 270 milioni di euro in Macedonia del Nord e di un parco eolico in Kosovo.

Il semestre di presidenza

Nonostante il recente protagonismo, i Balcani non sembrano essere una preoccupazione imminente per il presidente Macron. Nel documento  programmatico presentato dal governo francese i Balcani vengono appena citati. Tra le promesse, la convocazione, ormai quasi rituale, di un vertice sui Balcani Occidentali nel mese di giugno.

Nel suo discorso  di presentazione, Macron ha parlato di un’agenda per un’Europa sovrana e toccato temi quali la legge europea sul salario minimo, la regolamentazione delle piattaforme digitali e soprattutto il rapporto con l’Africa, che lo stesso presidente definisce “una priorità”.

In riferimento ai Balcani ha parlato di "una politica di reimpegno, di investimenti per promuovere l’integrazione economica", sulla scia di quanto fatto negli ultimi tre anni.

Per fare questo dovrà però affrontare un’altra sfida: la competizione con le altre potenze globali. Un impegno sottolineato dallo stesso Macron secondo cui bisogna "combattere le interferenze e le manipolazioni di diverse potenze regionali che cercano, attraverso i Balcani, di destabilizzare l’Europa" con chiaro riferimento non solo alla Russia ma anche alle spinte separatiste in Bosnia Erzegovina.

Proprio in Bosnia Erzegovina, attraversata da tempo da profonde spaccature dai toni sempre più accesi e minacciosi, si gioca un’altra partita importante. A dicembre l’ambasciata francese si era unita a quella di altri paesi occidentali, tra cui l’Italia, nel condannare ufficialmente la creazione in Republika Srpska di istituzioni al di fuori del quadro costituzionale. Qualora le tensioni dovessero aumentare, la Bosnia Erzegovina potrebbe trasformarsi per Parigi in una inaspettata priorità.

Tra gli obiettivi del semestre di presidenza rientra infine anche la riforma dello spazio Schengen volta a un ulteriore rafforzamento del controllo alle frontiere esterne grazie anche al sostegno e all’intervento dell’agenzia europea Frontex. Una questione che coinvolge direttamente i Balcani Occidentali, così come quella dell’approvazione del nuovo pacchetto migratorio europeo. Temi fondamentali per la regione e per il suo rapporto con l’Unione europea.

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