Montenegro: scioperi a tutta birra
Dopo le proteste e gli scioperi degli insegnanti e dopo il grande sciopero della fabbrica di birra di Niksic, industria nazionale del Montenegro, sembra stia per iniziare una traumatica catena di scioperi ad oltranza.
Prima che cominciasse lo sciopero nella fabbrica di birra "Trebjesa" di Niksic, che è di proprietà della compagnia belga "Interbrew", gli scioperi non facevano parte della vita montenegrina di ogni giorno. Infatti gli esperti spesso commentavano negli ultimi anni che sarebbe potuto succedere che cominciasse la catena degli scioperi, o una cosa del genere, perché la maggioranza delle aziende che sono ancora di proprietà dello stato, operano in perdita, i loro dipendenti sono in ferie forzate, e gli stipendi sono in ritardo da mesi, e quando si pagano sono minimi.
È importante puntualizzare che la fabbrica di birra è una delle aziende più profittevoli del Montenegro, dove i dipendenti sono ben pagati. Infatti, questi ultimi sono stati criticati dagli altri lavoratori perché fanno sciopero da mesi, quando godono di condizioni migliori della maggioranza. D’altra parte i dipendenti avevano i loro buoni motivi. Ma è meglio non entrare in questo discorso, perché le cose non sono ben chiare. Piuttosto è importante che l’accordo tra i dipendenti e il management in qualche modo sia stato raggiunto e sul mercato si possa trovare di nuovo l’unica birra montenegrina. La ragione per cui questo caso può risultare interessante consiste nel fatto che sembra proprio che questo sciopero abbia dato il via a tutti gli altri.
A parte gli insegnanti che hanno cominciato lo sciopero il gennaio scorso, anche i dipendenti di alcune aziende che si finanziano con il budget statale hanno cominciato a scioperare ed hanno chiesto che vengano pagati gli stipendi che sono in ritardo. Si tratta di "Obod", fabbrica di elettrodomestici, di "Titex", fabbrica di abbigliamento, di "Polieks", fabbrica di esplosivi e detonatori elettrici. I dipendenti di quest’ultima, per esempio, hanno accusato il direttore di malversazioni e hanno richiesto i loro stipendi.
I direttori e le autorità di solito commentano dicendo che tutti questi scioperi fanno parte della campagna pre-elettorale di alcuni partiti. Vengono fatti in vista delle elezioni per discreditare i partiti che governano.
A ciò si aggiunge il fatto che tutte queste aziende operano in perdita e sono a carico del budget statale. Le autorità da anni pagano gli stipendi minimi ai dipendenti, probabilmente perché non hanno mai avuto il coraggio di dichiarare il fallimento (ma questo vorrebbe anche dire la perdita di troppi punti politici), e tanto meno avevano i soldi da investire. D’altra parte i dipendenti erano contenti perché almeno erano pagati, anche se in realtà questi soldi non erano proprio guadagnati con il loro lavoro, operando le fabbriche in perdita, ma venivano dalle tasche dei contribuenti. Alcune di queste aziende sono state privatizzate parzialmente con la Mass Vaucher Privatisation.
Il problema è che le regole di lavoro dei fondi di privatizzazione sono in ritardo e perciò non è ancora chiaro chi sono i padroni che dovrebbero assumere la responsabilità per riavviare le aziende. Inoltre alcune di queste aziende non possono più essere riavviate, pertanto gli investitori non le vogliono.
Ma nessuno vuole dire chiaramente che alcune aziende sono in fallimento. Questo sarebbe troppo costoso per i politici, che nel frattempo preferiscono spendere i soldi per gli stipendi, anche se minimi, dei dipendenti di quelle aziende.
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