Montenegro, finalmente alle porte dell’Ue
Bruxelles dà il via libera ai negoziati di adesione del Montenegro. Per Podgorica inizia una fase importante, ma non indolore. Il Montenegro sarà ora obbligato a risolvere seri problemi quali la riforma della magistratura, il rispetto dello stato di diritto, la lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione
Il Montenegro è riuscito a salire sull’ultimo treno per l’Ue, grazie alla volontà di Bruxelles e di Berlino. E’ quanto di meglio poteva accadere al paese. Tutti gli analisti sono concordi sul fatto che il rimedio per la maggior parte dei problemi del Montenegro è avere “più Europa“.
La scorsa settimana è stata storica per il Montenegro. Durante la prima conferenza intergovernativa del 29 giugno a Bruxelles, sono stati avviati i negoziati di adesione del paese all’Unione. Ad essi seguirà lo screening, cioè il processo di precisa analisi della legislazione montenegrina, che verrà confrontata con l’acquis comunitario a partire dai capitoli 23 e 24. Si prevede che questi capitoli, che si riferiscono alla riforma della magistratura e dello stato di diritto, saranno aperti ufficialmente a partire dalla fine del 2012.
E’ questo l’epilogo di un vero e proprio piccolo dramma diplomatico, durato tre settimane. Perché, al di là delle raccomandazioni positive della Commissione Europea, molti paesi importanti dell’UE (Francia, Gran Bretagna, Svezia e Olanda) si erano dichiarati insoddisfatti dei passi fatti da Podgorica a partire da dicembre dell’anno scorso, nella lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione, così come nella riforma del sistema giudiziario.
Particolarmente critico è stato il ministro degli Esteri svedese Carl Bildt, esperto conoscitore dei Balcani. Bildt ha dichiarato ai suoi colleghi che si deve tener conto del fatto che il Montenegro ha con il crimine organizzato e la corruzione problemi ben più grandi di quelli che hanno gli altri paesi della regione. “E’ molto più che crimine organizzato. In un certo senso, il Montenegro è il centro di molte altre attività, quali il riciclaggio di denaro sporco. Nella rete è coinvolta tutta la regione, questo lo sappiamo, ma in Montenegro tutto ciò esiste a livelli senza paragoni“, ha aggiunto.
La Germania, chiave di volta
A togliere il Montenegro dalla situazione imbarazzante in cui si trovava è stata la Germania, che è riuscita a convincere la Francia e gli altri paesi a non astenersi dal voto, offrendo loro “garanzie sicure”. Berlino infatti conosce alla perfezione la situazione del Montenegro, ma sa anche come risolverla. Non meno importante è stato il fatto che a condurre i negoziati per conto della Commissione Europea sarà il tedesco Dirk Lange, già a capo del team della Commissione che ha portato a termine i negoziati di adesione con la Croazia. Ecco perché, nel caso del Montenegro, accade per la prima volta che i negoziati inizieranno e finiranno con i capitoli più problematici, e il progresso del paese sarà valutato anche dall’Europol, l’Ufficio di Polizia europeo. A guadagnarsi un tale precedente sono state le autorità montenegrine che, nei giorni scorsi, avevano addirittura dichiarato che il paese ha fatto “più di quanto era necessario”.
Secondo quanto affermato dal primo Ministro montenegrino Igor Lukšić, la decisione del Consiglio europeo è la conferma dell’avvio di processi positivi nella società montenegrina, in direzione di una democrazia stabile e vincente. “Questa decisione è anche uno stimolo a fare di più e meglio. Mi appello a tutti gli attori della società, perché assieme possiamo, con ambizione, maggiore energia ed entusiasmo, proseguire nel cambiamento di noi stessi e della società montenegrina sulla base di valori universali”, ha aggiunto.
Il noto giornalista tedesco Norbert Mapes-Nidik ha dichiarato che con l’avvio dei negoziati di adesione, il Montenegro è riuscito a salire sull’ultimo treno diretto a Bruxelles. Un evento che secondo il noto analista si inserisce in un quadro regionale non positivo: Mapes-Nidik non vede di buon occhio l’ormai certa formazione di un governo di coalizione tra progressisti e socialisti in Serbia, e considera negativa anche la situazione in Bosnia Erzegovina e Kosovo. “In questo scenario, il caso del Montenegro è interessante perché indica che l’allargamento dell’Unione non è ancora completo, oltre al fatto che il suo ingresso non costerà molto all’Ue” ha affermato il giornalista, aggiungendo che in futuro il Montenegro attrarrà sempre più l’interesse europeo. Il paese sarà sempre più spesso meta di missioni di esperti europei, di gruppi di studio e giornalisti, mentre nelle capitali europee si incontreranno sempre più spesso diplomatici montenegrini, imprenditori e attivisti del settore non governativo.
Il vicepresidente della delegazione del Parlamento Europeo per la cooperazione con i paesi del sud est Europa, lo sloveno Jelko Kacin, è del parere che il Montenegro avvia i negoziati in un momento delicato per la regione. Sottolinea, inoltre, che non è il momento di festeggiare perché da ora il Montenegro deve iniziare un lavoro difficile e alquanto impegnativo.
Riforme, via obbligata verso l’UE
E il lavoro da fare è davvero moltissimo. L’UE insisterà con forza sul funzionamento del sistema giudiziario del Paese e sulla realizzazione di indagini, arresti e condanne effettive. “L’ottenimento di una data per i negoziati si tradurrà sicuramente in nuove sfide per le istituzioni montenegrine e in una seria depoliticizzazione, che sarebbe impossibile senza la spinta dell’Europa", afferma Daliborka Uljarević, direttrice del “Centro per l’educazione civica” (Centra za gradjansko obrazovanje), affermando inoltre che finora è stata evidente la mancanza di volontà politica nella lotta alla corruzione e al crimine organizzato.
Per questo, il futuro governo del Montenegro e le istituzioni giudiziarie dovranno chiarire in maniera esaustiva perché non portano avanti i processi dei casi di corruzione che hanno implicazioni internazionali come "Telekom" e "Elektroprivreda" e di tutti quei casi per cui l’organizzazione non governativa MANS ha sporto denuncia contro alti funzionari di governo. L’Unione europea e gli Stati Uniti chiederanno azioni molto più decise contro i cartelli della droga, così come contro gli attacchi nei confronti di media e giornalisti, oltre che di altri gruppi vulnerabili. “A partire dal 30 giugno Il Montenegro deve raddoppiare, poi moltiplicare, gli sforzi per soddisfare i requisiti dei capitoli 23 e 24", è stato annunciato dall’UE.
Il commissario UE all’Allargamento, Štefan Füle, ritiene che i negoziati saranno per il Montenegro un catalizzatore di cambiamenti, mentre Jelko Kacin è convinto che nel giro di pochi giorni crescerà la pressione interna ed esterna sui leader montenegrini affinché attuino le riforma necessarie. Forse è questa la ragione che ha spinto il ministro degli Esteri e ministro per l’Integrazione europea, Milan Roćen, a rassegnare improvvisamente le dimissioni due giorni dopo la conferenza di avvio dell’adesione. E’ da ricordare che Roćen, a causa dei suoi stretti rapporti con la diplomazia russa, veniva definito “ministro per l’integrazione con Mosca”.
Anche diversi analisti di Podgorica affermano che a partire dalla fine di giugno in Montenegro nulla sarà come prima. Il redattore del quotidiano indipendente “Vijesti”, Nedjeljko Rudović afferma: “Ciò che è più importante, secondo me, è che chi ha guadagnato di più dall’avvio dei negoziati è il Montenegro inteso come insieme dei suoi cittadini. Essi riceveranno ora un aiuto concreto, materiale e immateriale, dall’UE, cioè dalle democrazie dei paesi sviluppati dell’Occidente. Per fare del Montenegro un paese organizzato, basato sullo stato di diritto ed economicamente prospero".