I musei futuristici dell’Azerbaijan

Una passeggiata nel sistema museale di Baku inizia all’Haydar Aliyev Center e prosegue fra cemento e futurismo. Non ogni museo, tuttavia, riceve uguali attenzioni e finanziamenti dal governo

16/09/2013, Arzu Geybullayeva - Baku

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Haydar Aliyev Center (foto A. Geybullayeva)

Poche settimane fa, catapultata da un taxi londinese nel bel mezzo di una calda giornata a Baku, sono stata colta da una sensazione travolgente. Di fronte a me c’era un enorme cantiere. Mi ricordava quei film di fantascienza con edifici astratti, forme e disegni che somigliano poco alla realtà. Ma quelli sono film di fantascienza. Se ci si trova di fronte ad una struttura di tali proporzioni nel mondo reale, "travolgente" è probabilmente un eufemismo. A svettare (o forse galleggiare) di fronte a me c’era l’Haydar Aliyev Center. Guardando la città da lì dentro, è difficile non apprezzare le variazioni giornaliere del paesaggio di Baku, capitale di questa nazione musulmana sulle rive del Mar Caspio. Ricco di risorse naturali, l’Azerbaijan non si fa problemi a ostentare il proprio sviluppo e la propria crescita nel settore costruzioni.

Dallo spazio alla Terra

L’Haydar Aliyev Center è stato progettato dall’anglo-irachena Zaha Hadid, nota per i suoi disegni futuristici che hanno preso forma in tutto il mondo. Secondo il New York Times, il lavoro della Hadid "illumina la sua capacità di colmare la distanza fra mondi diversi: tradizionale disegno in prospettiva e immagini generate al computer, l’epoca dei manifesti utopici e gli ambigui valori dell’era dell’informazione". In effetti simile ad una nave da guerra uscita da Star Trek, l’Haydar Aliyev Center è un enorme complesso culturale pensato per ospitare convegni, mostre e installazioni. Costruito al costo stimato di 250 milioni di dollari, ha aperto appena in tempo per celebrare l’ottantanovesimo compleanno del defunto presidente.

Durante la mia visita a Baku, il Centro esponeva l’opera di Andy Warhol. Essendo la domenica il mio unico giorno libero, avevo pensato di passare di lì e visitare finalmente il centro. Con mia grande sorpresa, era chiuso. Avendo vissuto all’estero per molti anni, mi sono abituata a musei aperti tutto il fine settimana, l’unico momento in cui le famiglie hanno tempo libero per visitare i musei. Purtroppo, a Baku non è così. E nonostante l’esposizione fosse pubblicizzata ovunque, l’affluenza era davvero modesta.

Sulla base delle più recenti statistiche disponibili, questo non è sorprendente. In media, secondo il comitato azero per le statistiche, solo 1.846 azeri hanno visitato musei nel 2011. Secondo una persona straniera che vive a Baku e ha visitato la mostra poco dopo l’apertura, in quel momento c’erano forse solo una dozzina di visitatori. Forse la mostra ha ricevuto più interesse in altri momenti, ma la chiusura domenicale significa che l’azero medio che lavora ha poche possibilità di visitare il centro. Un vero peccato, soprattutto se si considera quanto costose sono le esposizioni all’estero, mentre l’ingresso all’Haydar Aliyev Center era 5AZN (circa 5 euro).

Museo dei tappeti

Museo dei tappeti

Delusa dalla chiusura del centro, mi sono diretta al Museo dei tappeti (da non confondere con il Nuovo museo dei tappeti, di cui parleremo più avanti). Il vecchio museo è situato all’interno dell’edificio del museo sovietico, ora al Museo del ministero della Cultura e del Turismo della Repubblica dell’Azerbaijan, proprio di fronte al lungomare di Baku, sede anche del Museo Nazionale del Teatro e del Museo nazionale dell’Indipendenza.

Il personale è stato così gentile da tenere il museo aperto un po più a lungo, dato che erano le 17:45, quasi l’ora di chiusura. Una guida spiegava storia, disegni e origini dei tappeti esposti. La bellezza di questi tappeti locali era davvero ipnotizzante, ma ciò che colpiva di più era il modo in cui erano esposti: non protetti e coperti di polvere. Alcuni di loro avevano centinaia di anni, eppure giacevano sul pavimento o pendevano dalle pareti.

Notando la mia delusione e come se mi leggesse nel pensiero, la mia guida mi ha informato che, purtroppo, la maggior parte dei tappeti era già impacchettata e pronta per il trasporto al nuovo museo. Non convinta, mi sono poi imbattuta in un rapporto pubblicato nel 2004 da Timothy Mason e commissionato dal Consiglio d’Europa, in cui l’autore indica la causa della cattiva condizione dei reperti storici nei musei in "infrastrutture carenti, mancanza di controllo di temperatura e di umidità, aria condizionata e illuminazione speciale" e altri simili problemi di manutenzione. Questo, tuttavia, sta gradualmente cambiando con i nuovi musei in tutta la città.

Indietro nel tempo. Dal veicolo spaziale alle incisioni rupestri

A solo un’ora di auto dalla capitale (64 km), il Gobustan Rock Art Cultural Landscape ospita alcune incisioni rupestri preistoriche e il tempio del fuoco zoroastriano (l’Azerbaijan era conosciuto per il suo culto del fuoco prima che il paese si convertisse all’Islam). L’ area è stata dichiarata monumento storico nazionale nel 1966 e patrimonio mondiale UNESCO nel 2007.

Il piccolo museo a due piani, completamente ristrutturato nel 2011, è notevole da visitare. Per 2 AZN (il museo del tappeto ne costa 5), si può fare un vero viaggio nel tempo. Ben organizzato, moderno e informativo, il museo è un percorso interattivo attraverso la storia di petroglifi e del loro arrivo in Azerbaijan. Passando dal museo al parco, tuttavia, la delusione ha ripreso il sopravvento. La scarsa manutenzione era visibile, i disegni sulle pietre massicce stavano svanendo, nessuna protezione copriva le incisioni tranne un cartello che diceva "non toccare". Un vero peccato, dato il valore storico del parco.

Vulcano di fango

Vulcano di fango

Non lontano da Gobustan ci sono dei vulcani di fango. La strada è scoscesa e difficile da trovare, in quanto non ci sono indicazioni, ma con un’auto ben equipaggiata è possibile raggiungere la destinazione. Una volta sul luogo, però, lo spettacolo è suggestivo. I mini vulcani ribollono ed emettono suoni ad ogni mini eruzione. Non vi è inoltre alcun biglietto d’ingresso.

Tornata a Baku mi sono diretta al nuovo museo dei tappeti, di recente costruzione, ma ancora chiuso (l’apertura era originariamente prevista per la fine del 2012). L’enorme struttura sul lungomare di Baku si distingue chiaramente, avendo la forma di un tappeto che si srotola. Non fosse però per la sommità di colore dorato, sarebbe difficile intuire che la forma è proprio quella di un tappeto. Forse il nuovo edificio avrà più cura della ricca e colorata collezione di tappeti fatti a mano, testimonianza di diverse scuole di tessitura nelle regioni del Paese.

Il futuro dei musei dell’Azerbaijan

Secondo i dati più recenti dal comitato statale per le statistiche (2011), in Azerbaijan ci sono in totale 227 musei, con temi che spaziano da storia, arte e letteratura a natura, scienza e tecnologia. Il ministero della Cultura controlla la maggior parte dei musei, mentre il resto è distribuito fra altri ministeri e dipartimenti statali. Il sito web del ministero della Cultura e del Turismo fornisce informazioni su tutti i musei del paese.

I cambiamenti nel paesaggio, nelle attitudini e negli interessi del paese potranno forse cambiare anche lo stato attuale dei musei in Azerbaijan. Se progetti ambiziosi come l’Haydar Aliyev Center offrono luoghi suggestivi costruiti con budget grandiosi, non ogni museo riceve una tale attenzione.

C’è ancora molto lavoro da fare per mantenere il vecchio mentre si costruisce il nuovo. Passeggiando per le strade strette della città vecchia di Baku, altro sito protetto dall’Unesco, non si può che chiedersi se un giorno tutta questa antica, affascinante storia sarà svanita, sostituita con costose repliche moderne, design futuristico e altro cemento.

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