Calcio sloveno: mentalità austroungarica e genialità balcanica
In un paese, la Slovenia, innamorato degli sci e della pallacanestro, il calcio non è mai stato lo sport nazionale. Negli ultimi anni, però, le cose stanno cambiando, anche grazie a molti giocatori di talento che giocano in campionati importanti, innanzitutto l’Italia
“Lavoro quotidiano, impegno e disciplina. Mentalità austroungarica con un pizzico di genialità balcanica”. Non ha dubbi, quando parla dei calciatori sloveni, Arden Stancich, uno dei massimi conoscitori italiani del calcio di queste zone. Sono giocatori che un tecnico può far crescere, sempre che sappia prenderli per il verso giusto. Acerbi tatticamente, arrivano da una scuola dove i ruoli non sono ben definiti e da squadre che sviluppano un gioco lento, macchinoso e poco propositivo.
Abissale la differenza di preparazione fisica tra Slovenia ed Italia. Per fare il salto di qualità bisogna saper rinunciare all’hamburger ed alla birra dopo la partita. Ne sa qualcosa Rodolfo Vanoli, che dopo essere stato una delle leggende della difesa del Lecce e dell’Udinese, ha trascorso una buona parte della sua carriera di allenatore proprio in Slovenia. Per lui una coppa nazionale vinta con il Capodistria ed uno scudetto con l’Olimpija. Vittorie raggiunte soprattutto grazie ad un cambio di mentalità. A Capodistria ancora ricordano la mitica finale di Coppa Slovenia, del maggio del 2015, dove la locale compagine, si impose con un perentorio 2-0 sul favoritissimo Celje. Un capolavoro tattico, con gli stiriani che praticamente non videro palla per novanta minuti. Di quella squadra faceva parte anche Domen Črnigoj, che poi sarebbe diventato uno dei cardini del centrocampo del Venezia promosso in serie A e che in questa ultima parte di stagione ha militato nella Salernitana.
Vanoli non è l’unico tecnico italiano che si è seduto sulle panchine della massima serie slovena. L’ultimo in ordine di tempo è stato Edy Reja, che in questo ultimo scampolo di stagione ha cercato di salvare il Gorica. Proprio la squadra di Nova Gorica ha avuto un rapporto privilegiato con il calcio italiano. Grazie ad una collaborazione con il Parma – non terminata benissimo – molti italiani sono passati proprio per di là. Sulla panchina della città isontina si è seduto Luigi Apolloni ed in quel periodo nella squadra hanno militato anche la stella del Cagliari Gianluca Lapadula e il genoano Massimo Coda. Per entrambi una pioggia di gol nella stagione 2013-2014.
In ogni modo quello sloveno è un buon vivaio anche per il calcio italiano. Dalla Serie A sono passati quarantaquattro calciatori, qualcuno ha lasciato anche il segno. Al momento ce ne sono otto. L’ultimo ad esordire è stato il capodistriano Martin Turk. Preso dalla Sampdoria in prestito dal Parma a gennaio, a soli 19 anni, ha difeso per quattro volte quest’anno la porta dei doriani. Esordio da brivido per lui a Torino contro la Juventus e ultima partita al Maradona contro il Napoli. Lui se l’è cavata benissimo, con ottime prestazioni, premiate da eccellenti voti in pagella. Al momento resta la consapevolezza che non si esordisce così giovani in Serie A per caso e tantomeno se si gioca in porta.
Tra pochi giorni tornerà a Parma, dove sta crescendo oramai da anni alla corte di Gianluigi Buffon. Potrebbe rimanere lì il prossimo anno per giocare con più costanza, Buffon permettendo. Il sogno è quello di emulare altri grandi interpreti del ruolo partiti proprio dalla Slovenia. Il più noto in Italia è sicuramente Samir Handanovič. Il capitano dell’Inter, con 566 partite, è al settimo nella classifica di sempre che registra le presenze in Serie A. Dal 2007 è stato titolare inamovibile delle squadre in cui ha giocato, quest’anno ha dovuto dividersi la porta con il camerunense André Onana. Potrebbe restare all’Inter, cambiare squadra o chiudere una carriera fantastica. Per lui il titolo di miglior portiere della stagione 2018/2019, un campionato italiano, due coppe Italia e due supercoppe italiane.
Il primo sloveno, però, a vincere un campionato italiano è stato il granitico difensore della Sampdoria, Srečko Katanec. Era l’epoca di Gianluca Vialli e di Roberto Mancini, mentre in panchina c’era Vujadin Boškov. Katanec è stato anche il primo calciatore sloveno a calcare i campi del massimo campionato italiano, dopo di lui ne sono arrivati molti altri; alcuni sono entrati anche nella storia delle loro squadre. A Cremona ricordano Matjaž Florjančič, a Bergamo Josip Iličič, al Chievo Boštjan Cesar e Valter Birsa. Con oltre 200 presenze in Serie A, realizzate girovagando da Palermo a Parma, anche Jasmin Kurtić.
Intanto altre stelle si stagliano all’orizzonte e per ora portano entrambe la casacca dell’Udinese. Nella squadra friulana militano il difensore Jaka Bijol ed il centrocampista Sandi Lovrić. Entrambi sono approdati lo scorso anno alla corte di Andrea Sottil ed entrambi hanno dimostrato di poter crescere in maniera rapidissima. Singolare la storia di Lovrić, cittadino sloveno per caso, nato da genitori croati, passati per Pirano prima di trasferirsi in Austria. Ha militato in tutte le nazionali austriache prima di scegliere di vestire la maglia con il tricorno. Suo il gol nella partita delle qualificazioni al mondiale, marzo del 2021, ha consentito alla Slovenia per la prima volta nella sua storia di battere la Croazia (sic!).
Il calcio oramai anche in Slovenia sta diventando uno degli sport nazionali. In passato non era così. Negli anni Ottanta il fiore all’occhiello era lo sci ed i bambini sognavano di diventare come Bojan Križaj, Mateja Svet e Jure Franko. Il pallone era per lo più una pratica riservata a quelli che sprezzantemente venivano definiti “fratelli del sud”. La convinzione durò nel tempo. Nel 1996, la Slovenia sfidava in casa la Bosnia per le qualificazioni ai mondiali. L’incontro finì 2-1 per i bosniaci. Si giocava proprio mentre nella sala stampa allestita per l’occorrenza a Lubiana si attendevano i risultati delle elezioni parlamentari. Una fragorosa risata accompagnò la colorita considerazione che i bosniaci di Bosnia avevano sconfitto i bosniaci di Slovenia. Ora se il paese non si ferma ancora per le partite della nazionale poco ci manca. Il calcio non è ancora lo sport nazionale, il predominio sarà
ancora per un po’ detenuto dalla pallacanestro. La stella dell’NBA, Luka Dončić, rimane il campione sportivo più amato.
Intanto però gli eroi del pallone si fanno strada e tanti bambini nei parchi sognano di diventare un giorno come Messi, Ronaldo, ma anche come Handanović, Jan Oblak portiere del Atletico Madrid o Benjamin Šeško, colui che dovrebbe diventare la nuova stella dell’attacco del Lipsia dopo aver lasciato il segno al Salisburgo.